Le Bambine del Vajont - Codissago

Codissago
Codissago
Vai ai contenuti

Le Bambine del Vajont

Sessant'anni fa il disastro del Vajont. Erano le 22:39 del 9 ottobre 1963 quando dal monte Toc si staccò l'enorme frana che, precipitando nel lago artificiale della diga, generò la potentissima onda d'acqua e detriti che rase al suolo Longarone e buona parte delle valli circostanti. 1910 morti, dei quali 487 bambini, restarono uccisi da quella che più volte è stata definita la madre di tutte le tragedie. Tragedia sì, ma prevedibile, come la storia e i processi hanno accertato. La frana, di natura paleolitica, era nota ai tecnici della Società Adriatica Di Elettricità (SADE), che aveva curato il progetto e la realizzazione della diga nell'arco di tre decenni. Eppure, nonostante questo e nonostante le avvisaglie di una natura mai domabile, niente fu fatto per impedire un destino già scritto. Ma sei decenni dopo il disastro, cosa resta del Vajont? Quale lezione avremmo dovuto imparare e in che misura l'abbiamo effettivamente appresa? Grazie alle parole di sopravvissuti, scrittori, giornalisti, alla conoscenza del geologo Mario Tozzi e alla sensibilità del maestro Remo Anzovino proviamo a rispondere a queste domande ripercorrendo la storia del disastro.
Di Edoardo Bianchi e Andrea Lattanzi
Un gruppo di donne di Codissago, bambine all’epoca del disastro del Vajont, stufe di reincontrarsi solo ai funerali di parenti, amici e concittadini, hanno un giorno deciso di vedersi in un’occasione meno triste per raccontarsi la loro vita e ricordare i tempi andati. Così una sera si sono ritrovate per una pizza e, parlando e confrontandosi, si sono rese conto di essere le ultime testimoni dirette della tragedia che il 9 ottobre 1963 ha spazzato via il paese di Longarone e parte dei paesi vicini: dei 1910 morti, un centinaio erano di Codissago!
Hanno allora deciso di scrivere ognuna i propri ricordi, per lasciare ai propri figli e nipoti un racconto in prima persona di un periodo del quale quasi nessuna di noi aveva mai parlato.
In seguito è nata l’idea di raccogliere tutti questi raccontini in un libro, perché non fossero solo memento per i propri successori, ma potessero essere conosciuti anche da altri; da coloro che vivevano altrove, ma soprattutto dai giovani, nati dopo, ai quali sentiamo il dovere di far conoscere il nostro vissuto personale. Un piccolo tassello, che va ad inserirsi fra tutte le parole e gli scritti sul Vajont: speriamo possa contribuire a sensibilizzare e a mai dimenticare.
Anche per questo, spinta da alcune “ex bambine”, ho scritto un breve canto. Volutamente semplice e lineare, perché possa essere cantato anche da chi non ha mai cantato, da chi pensa di essere stonato e di non esserne capace. La musica è un grande aiuto per la memoria! (Anna D'Incà dal libro "La paura e la speranza. A Codissago le bambine del Vajont si raccontano")
  • Codissago (BL) 27 Agosto 2023 Presentato il libro "La paura e la speranza a Codissago le bambine del Vajont si raccontano".
Il libro non è in vendita. Grazie alla "Fondazione Vajont" il libro sarà distribuito gratuitamente a tutta la popolazione di Codissago a Natale assieme al bollettino comunale. A tutti gli altri, su richiesta alla Fondazione Vajont e al Comune di Longarone.

1964 Elementari di Codissago. Foto di proprietà della Maestra Lina Beltrame
Vico Calabrò, incaricato a dipingere la cabina elettrica dell'ex ditta S.E.P. a Longarone, ha chiesto di poter leggere in anteprima alcuni brani del libro.
... ho letto gran parte delle bambine del Vajont, parole da leggere per non dimenticare, brave ad averlo fatto, domani sul muro della cabina porterò i vostri echi.
Immagini del concerto a Soverzene (BL) 1 Ottobre 2023 Gruppo Vocale Kantas e le Bambine del Vajont di Codissago
Oggi 9 ottobre 2023 in 150 teatri italiani si ricorda, si riporta al cuore la tragedia del Vajont: era il 9 ottobre del 1963, sono trascorsi 60 anni. Oggi si  fa comunità, si fa memoria e si parla al presente. Qualcuno cantava nasce grazie al progetto Vajonts 23 ideato e promosso da Marco Paolini con l’intento di creare una comunità di racconto, con l’obiettivo di tessere lungo tutta la penisola relazioni, intrecci di storie e di persone unite in un evento teatrale di comunità che alle 22.39 culminerà nel silenzio, un silenzio che unirà contesti diversi e declinazioni diverse di quel racconto. Qualcuno cantava è un racconto etico, un’orazione civile che compone passaggi e paesaggi del testo originario, parole e immagini evocate da quella storia, insieme agli apporti creativi delle persone coinvolte: popolazione civile e artisti chiamati, questi ultimi, a fare la propria parte ancor prima che come artisti come cittadini.
Perché la memoria dia voce alle emergenze del presente, perché forse quella sera qualcuno cantava, perché quel canto, quella voce non vada smarrita. (daniela nicosia)



Torna ai contenuti